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Nome in codice: Comandante Alfa

Comandante Alfa è il nome in codice per nascondere l’identità di uno dei cinque membri fondatori dei gruppi speciali del GIS, un nuovo reparto di élite: il Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri (noto anche come le “Teste di Cuoio”)

Foto di Ulrike Leone da Pixabay

GIS: Gruppo d’Intervento Speciale

Il reparto GIS, circondato dalla più assoluta segretezza, è l’eccellenza dell’Arma dei Carabinieri per missioni ad alto rischio in Italia e all’estero, contro terrorismo, per la liberazione di ostaggi e per la cattura di criminali pericolosi. Stiamo parlando di vite straordinarie, vite vissute nell’ombra e circondate da un alone di rispettoso mistero.

Anche se la identità è segreta, il Comandante Alfa ha deciso di raccontare la sua “vita nell’ombra” in tre libri autobiografici: “Cuore di rondine”, “Io vivo nell’ombra” e “Missioni segrete”.

Emblematico è il “mefisto nero” (cappuccio tipo passamontagna, che lascia scoperti solo gli occhi):

il Comandante Alfa è obbligato ad indossarlo per tutelare la sua figura, il suo importantissimo lavoro e l’incolumità delle persone che protegge. Oggi è istruttore all’interno del G.I.S. e di altre strutture ed istituzioni:

è una autorità e una garanzia in termini di formazione alla sicurezza indirizzata ad operatori e professionisti di alto profilo.

Foto di Ulrike Leone da Pixabay

La lettere del Comandante Alfa

Il Comandante Alfa ha scritto una lettera, pubblicata dall’agenzia di stampa Adnkronos, sulla morte del giovane militare ucciso con otto coltellate a Roma.

Questo il testo, che non richiede commento, per la limpidezza del pensiero espresso, che condividiamo in maniera totale.

“Non riesco a dormire, quel sangue mi raffredda il cuore di sofferenza e rabbia. Non trattengo l’adrenalina , quasi non mi riconosco. 40 anni nel Gis 45 al servizio dell’Arma che ho contribuito ad onorare, pare quasi non siano serviti a chiudere gli occhi sulle troppe ingiustizie”.

Caro Mario, non posso chiudere le palpebre perché rivedo il tuo sorriso, spento improvvisamente da chi a te si è avvicinato per uccidere, non era difesa. No, non ha buttato il coltello dopo la prima ferita che ti ha inferto.

No, ha continuato finché dopo 8 (ottoooo) fendenti non ti vedeva soccombere sotto la sua spietata sete di morte. Non è più tollerabile tutta questa carneficina.

Un accorato appello al Generale dell’Arma

Al Generale dell’Arma dei Carabinieri rivolgo l’appello più accorato, affinché, come massimo rappresentante di tutti i fedeli servitori dello Stato ma soprattutto del popolo italiano, faccia sentire la sua voce nelle sedi politiche e ministeriali di riferimento, per far sì che chi lavora rischiando per l’altrui incolumità sia messo in condizioni di poter difendere e di potersi difendere.

Siano cambiate le regole d’ingaggio degli operatori di tutte le Forze di Polizia! Ora basta, non si è più carne da macello, non si è più in un contesto dove chi indossa la divisa viene deriso e vilipeso da coloro che la legalità la infrangono più volte al giorno.

Non è questione di colore di pelle, né di nazionalità, colore politico o religioso. La delinquenza ha tutta lo stesso colore e odore… quello della morte!!

L’Arma è stata ferita al cuore, tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine lo sono. La politica la smetta di usarci come palloni ad una partita di calcio, di calci non ne possiamo più.

Ora i calci vorremmo restituirli, poterli ridare indietro a coloro che offendono anche con parole denigratorie nei nostri confronti. Ai ministri dell’Interno e della Difesa chiedo: “accelerate le leggi opportune”, “una persona può difendere la propria casa e noi che lo facciamo per mestiere e per amore non possiamo? L’Italia è la nostra casa, il suo popolo è la nostra famiglia, vogliamo avere tutti i mezzi per difenderla, provvedete velocemente.

Foto di Barbara Bonanno da Pixabay

Questo paese è allo sbando dal punto di vista della certezza della pena”! Non esiste al mondo un paese più bello e fiero del nostro, ma nemmeno più deriso e quasi vilipeso. Non lo meritiamo. Vogliamo continuare a credere in quello che facciamo senza essere derisi da chi il giorno o dopo è già libero e ci denigra”. Non vogliamo sempre essere accusati e violentati nell’animo per aver fatto il nostro dovere.

Un fedele servitore dello stato

Come fedele servitore dello Stato, ho vergogna e non posso starmene seduto ad aspettare che qualcosa si muova senza che io faccia nulla, e mi domando: “ma tutti i telefonini che riprendono le rare volte in cui siamo costretti ad usare la forza tacciandoci per criminali dov’erano quella triste notte in cui Mario ed il suo collega venivano aggrediti? Non raccontiamoci la storia che era notte e buio, non la beve più nessuno!”

Vergognati!

Poi il comandante ha parole lapidarie anche per Roberto Saviano: “A Saviano rispondo “Vergognati”!

Ho dato mandato alla casa editrice di rimuovere la fascetta con la sua prefazione dai miei libri (peraltro la sua prefazione non è stata una mia scelta).

Infine un ultimo pensiero a Mario ed alla sua famiglia. “Quante volte ho provato il vostro dolore, troppe, ma ogni volta è diverso e la ferita più profonda. Che Dio ti accolga caro Mario tra le sue braccia, la tua misericordia nei confronti del prossimo era infinita da quello che apprendo.

Ora tocca a te prendere la tua parte. Da lassù veglia e prega per la tua giovane sposa, per la tua famiglia di sangue e per quella di cuore che tutti ci accomuna: l’Arma ! Che la terra ti sia lieve! Comandante Alfa!” Questo il commento di Saviano ai libri del Comandante Alfa: “Non ti spiega cosa sono il coraggio e la paura. Ti insegna ad accoglierli entrambi”.

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