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S.A.R.I.: L’Intellligenza Artificiale a servizio della Polizia di Stato.

S.A.R.I.: l’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia di Stato

La grande professionalità italiana

L’Italia vanta una grande stima a livello internazionale per la professionalità e la competenza dei propri apparati di sicurezza.

Il nostro paese si aggiorna costantemente con le nuove tecnologie e produce moderni sistemi di sorveglianza per le Forze dell’Ordine.

Questi sistemi trasformano radicalmente il modo di fare sicurezza ed intelligence. Alcuni esempi:

  • innovativi sistemi di intercettazione internet (anche attraverso virus “spia” che sorvegliano il traffico web, comprese le chiamate Voip di Skype)
  • gli Imsi-Catcher o “Cacciatori di Imsi” (sistemi che operano all’insaputa delle compagnie telefoniche e che consentono di “agganciare” telefoni cellulari in un raggio di qualche centinaia di metri per ottenere informazioni o ascoltare le telefonate)
  • software per creare database di impronte biometriche vocali reperite anche sul web , recentemente
  • recentemente, software di biometria facciale, noti con l’acronimo di S.A.R.I.
  • 
L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

S.A.R.I. , ovvero il “Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini” della Polizia Scientifica, è un sistema di supporto alle attività investigative che utilizza l’Intelligenza Artificiale:

algoritmi di riconoscimento facciale in grado di confrontare i volti di criminali, nazionali ed esteri, con milioni di immagini di soggetti schedati.

La genesi del S.A.R.I.

Il S.A.R.I. è noto ed è materia di discussione fin dal 2016. In quell’anno fu pubblicato sul sito internet della Polizia di Stato un bando di gara per la fornitura di tecnologia di riconoscimento facciale.

Dopo una fase di sperimentazione volta a testare il corretto funzionamento del software, si Introdotto nel Dicembre 2017, d e al termine di un periodo di formazione di otto mesi, S.A.R.I. è divenuto operativo su tutto il territorio nazionale a supporto delle indagini della Polizia Giudiziaria ai fini del contrasto della attività criminale.

Il successo della Questura di Brescia

Ma è sul finire del 2018 che tale sistema balza agli onori delle cronache nazionali, quando per la prima volta vengono arrestati dei malviventi dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Brescia, perché ritenuti responsabili di un furto in appartamento avvenuto qualche mese prima. Approfondimenti QUI.  

Parte importante è stata svolta dal nuovissimo software in dotazione alla Polizia Scientifica di Brescia, che ha estrapolato dal flusso di immagini di una telecamera di sorveglianza installata all’interno dello stabile un singolo fotogramma in cui compaiono i volti dei malviventi e lo ha poi confrontato con le immagini archiviate nella banca dati A.F.I.S.

Il funzionamento tramite 2 algoritmi

La praticità di questo software consiste nella comparazione immediata tra le immagini dei volti di soggetti anonimi e le immagini di soggetti noti schedati nel database delle Forze dell’Ordine.

L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

Questa operazione viene effettuata con l’ausilio di due algoritmi di riconoscimento facciale che danno una risposta in tempi brevi, dai 10 ai 20 secondi:

il risultato dell’operazione di comparazione è una lista di profili classificati secondo un ordine di compatibilità con le caratteristiche somatiche ricercate.

Nell’ipotesi in cui non venga individuata alcuna corrispondenza, la fotografia inserita nel S.A.R.I. rimane archiviata nel sistema della Polizia al fine di determinare nuove future corrispondenze grazie all’Intelligenza Artificiale.

Le segnalazioni di falsi positivi

Tuttavia l’elenco di compatibilità non è esauriente né risolutivo, in quanto le corrispondenze devono essere necessariamente integrate da una comparazione fisiognomica eseguita da operatori specializzati della Polizia Scientifica, al fine di avere validità probatoria riconosciuta in sede di dibattimento: la comparazione fisiognomica è necessaria per avvalorare il risultato, ma anche questa non è esaustiva, poiché gli investigatori devono necessariamente integrare le indagini con altri riscontri come intercettazioni telefoniche e web, impronte digitali, relazioni di testimoni ed eventuale refurtiva.

Gli algoritmi di riconoscimento facciale sono efficaci ma non sono esenti dai rischi di segnalazione di  falsi positivi , ovvero individui somiglianti che possono essere segnalati per errore: si rende dunque necessario l’intervento umano con operatori professionali e formati, al fine di analizzare le corrispondenze trovate e di completarle con indizi supplementari.

L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

L’integrazione del quadro indiziario

Nel caso dell’operazione portata a termine con successo dalla Questura di Brescia, il rinvenimento degli abiti usati durante il furto e l’analisi dei tabulati telefonici hanno integrato il quadro indiziario a carico dei pregiudicati.

In definitiva si tratta dunque di un software a supporto delle attività investigative, che non le sostituisce ma le integra, utilizzando algoritmi di riconoscimento di immagini e lavorando in connessione con la banca dati A.F.I.S. delle Forze dell’Ordine.

La Banca Dati A.F.I.S.

Il database A.F.I.S., acronimo di Automated Fingerprint Identification System, in italiano Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte digitali, è una unica banca dati centralizzata consultabile dalle unità periferiche, che registra tramite un algoritmo le impronte digitali e le cosiddette “minutiae”, i dettagli unici di ogni impronta (creste, biforcazioni, cicatrici), e che permette di confrontarle in tempo reale con tutte quelle archiviate nella banca dati stessa.

L’A.F.I.S. è un archivio che cataloga, oltre alle impronte digitali, anche foto segnaletiche, informazioni biometriche e dati anagrafici (compresi la situazione famigliare, il titolo di studio, eventuali condanne, falsi nomi e soprannomi) delle persone sottoposte a rilievi, per un totale di circa 16 milioni di profili.

L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

L’archivio A.F.I.S. permette oggi due modalità di analisi:

  • la prima è una ricerca informatica effettuata con la trascrizione verbale delle caratteristiche fisiche richieste che vengono ricercate nel database di volti già archiviati (il vecchio metodo utilizzato fino ad ora);
  • la seconda consiste nell’inserimento di una fotografia esterna per compararla con il database esistente, che è l’alternativa fornita attualmente dal nuovo sistema.

L’A.F.I.S. è un sistema software ed hardware composto dai terminali a disposizione delle unità della Polizia Scientifica e dei RIS, connessi telematicamente alla banca dati del Casellario Centrale d’Identità, il quale contiene le schede segnaletiche di soggetti identificati ai fini preventivi o giudiziari, compilate dagli uffici della Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dagli Istituti Penitenziari, da alcune sezioni delle Procure della Repubblica.

Il Casellario Centrale d’Identità

Il Casellario Centrale d’Identità contiene anche le foto segnaletiche inserite dalle Polizie estere attraverso l’Interpol, per l’integrazione a livello europeo delle schede raccolte nell’A.F.I.S. con quelle dell’EURODAC, acronimo di European Dactyloscopie, il database che cataloga le impronte digitali,  le fotografie e le informazioni relative ai documenti di riconoscimento dei richiedenti asilo e di coloro che entrano irregolarmente nel territorio dell’Unione Europea.

E’ dunque lecito intuire che la ricerca del S.A.R.I. venga condotta su questi dati integrati a livello europeo. Quindi i 16 milioni di profili dichiarati durante la presentazione al pubblico di questo sistema sarebbero da stimare a livello europeo e non esclusivamente italiano. Se così fosse, ne conseguirebbe che il lavoro degli algoritmi si concentrerebbe in modo prevalente su un database che raggruppa soprattutto richiedenti asilo e migranti irregolari.

Il Capitolato Tecnico Lotto 1 e il Capitolato Tecnico Lotto 2 dell’appalto, emanati dal Ministero dell’Interno, richiedono che il SA.R.I. sia programmato per gestire due differenti tipi di contesti:

il primo, chiamato S.A.R.I. Enterprise, è il sistema in cui “un operatore ha la necessità di ricercare l’identità di un volto presente in un’immagine, per mezzo di uno o più algoritmi di riconoscimento facciale, all’interno di una banca dati di grandi dimensioni” (dai 10 ai 16 milioni di profili);

il secondo, denominato Real-Time, è un sistema capace di analizzare in “diretta” i volti dei soggetti partecipanti ad una manifestazione pubblica: si tratta dunque di uno strumento “a supporto di operazioni di controllo del territorio in occasione di eventi e/o manifestazioni”, “ in cui in un’area geografica ristretta e ben delineata, si vuole analizzare in tempo reale i volti dei soggetti ripresi dalle telecamere ivi installate confrontandoli con una banca dati ristretta e predefinita (denominata “watch-list”) la cui grandezza è dell’ordine delle centinaia di migliaia di soggetti. ”.

L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

Con questa metodologia, il S.A.R.I.  invia un segnale di “alert” agli agenti preposti al controllo dell’ordine pubblico di una manifestazione, ogni volta che “aggancia” un volto presente in un elenco di controllo limitato e predefinito, la cosiddetta “watch-list”, composto da migliaia di soggetti.

Quest’ultimo strumento solleva interrogativi per il timore che vengano messe a rischio le libertà individuali e il diritto alla privacy degli eventuali partecipanti a una manifestazione. Peraltro oggi non è particolarmente efficiente date le elevate segnalazioni di falsi positivi in occasione di importanti manifestazioni estere (che potrebbero costituire intralcio ai controlli e alle attività delle Forze dell’Ordine),

L'Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.
L’Intelligenza Artificiale al servizio della Polizia con il S.A.R.I. , algoritmi di riconoscimento facciale che confrontano i volti dei criminali con milioni di immagini di soggetti schedati.

Per quanto riguarda il S.A.R.I. Enterprise, in considerazione del fatto che nomi e volti su cui effettua la ricerca il S.A.R.I. sono quelli già inseriti nella banca dati A.F.I.S., il Garante della Privacy si è recentemente espresso autorizzando l’utilizzo del database A.F.I.S. da parte del sistema S.A.R.I., “perché si tratta della stessa banca dati che usiamo da decenni: non c’è nulla di nuovo se non lo strumento”.

La modalità S.A.R.I. Real Time è lo strumento che potrebbe generare dei rischi (riferiti alla privacy di ipotetici manifestanti) connaturati alla procedura di utilizzo di questa tecnologia (l’Interpol stessa ne ha segnalato la problematicità):

si rende pertanto necessario stabilire procedure e tempi di conservazione delle riprese con le telecamere per limitare tale problema qualora si verificasse.

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali

Lo stesso Garante affermò che i filmati non possono essere conservati per un tempo superiore ai 7 giorni e che eventuali depositi per tempi superiori devono essere necessariamente motivati.

In attesa degli sviluppi tecnologici e normativi, non resta che trarre beneficio dai primi successi di questo nuovo sistema che integra gli strumenti a disposizione delle Forze dell’Ordine, come la recente operazione portata positivamente a termine dalla Questura di Brescia.

IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

(…)

Visto il decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, recante l’attuazione della direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali,

(…)

Vista la documentazione trasmessa dal Ministero dell’Interno – a seguito di specifiche richieste di questa Autorità – in ordine al progetto di un sistema automatico di ricerca dell’identità di un volto presente in un’immagine facciale  all’interno di una banca dati, denominato “SARI Enterprise”;

(…)

PREMESSO

Il Ministero dell’Interno sta predisponendo un sistema automatico di ricerca dell’identità di un volto presente in un’immagine all’interno di una banca dati, denominato “SARI Enterprise”.

In riscontro alla richiesta di chiarimenti del Garante, il Ministero ha precisato che il sistema è destinato ad affiancare il sistema AFIS-SSA, per fornire all’operatore un efficiente supporto informatico che ne agevoli l’attività di indagine.

Il sistema AFIS-SSA, attualmente in uso, consente di effettuare ricerche nell’archivio dei soggetti fotosegnalati (A.F.I.S.), tramite l’opera manuale di un operatore, che deve inserire nei campi presenti nella maschera di interrogazione informazioni anagrafiche, connotati e contrassegni (ad esempio, colore dei capelli, degli occhi, di tatuaggi), al fine di individuare la presenza nell’archivio AFIS del soggetto ricercato.

Il data base AFIS ed il sistema AFIS-SSA sono previsti nel decreto del Ministro dell’interno 24 maggio 2017, recante l’individuazione dei trattamenti di dati personali effettuati dal Centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza o da Forze di polizia sui dati destinati a confluirvi, ovvero da organi di pubblica sicurezza o altri soggetti pubblici nell’esercizio delle attribuzioni conferite da disposizioni di legge o di regolamento, effettuati con strumenti elettronici e i relativi titolari, in attuazione dell’art. 53, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, la cui scheda 19 contiene la descrizione del sistema e indica le numerose fonti normative di riferimento, di rango legislativo e regolamentare.

Il sistema SARI Enterprise, di prossima attivazione, non effettuerà elaborazioni aggiuntive rispetto al AFIS-SSA, ma si limiterà ad automatizzare alcune operazioni che prima richiedevano l’inserimento manuale di connotati identificativi, consentendo le operazioni di ricerca nel data base dei soggetti fotosegnalati attraverso l’inserimento di una immagine fotografica, che sarà elaborata  automaticamente al fine di fornire l’elenco di foto segnaletiche somiglianti, ottenute attraverso un algoritmo decisionale che ne specifica la priorità.

Pertanto, l’utilizzo del sistema SARI-Enterprise costituisce non un nuovo trattamento di dati personali, già previsto e disciplinato dalle predette fonti, bensì un nuova modalità di trattamento di dati biometrici, che dovrà essere effettuata nel rispetto delle regole previste dalla normativa rilevante in materia di tutela dei dati personali.

OSSERVA

Il trattamento dei dati biometrici ricavabili anche dall’immagine facciale, effettuato dalle forze di polizia a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, è previsto e disciplinato da una pluralità di fonti normative

(…)

Pertanto, il trattamento dell’immagine facciale per mezzo del sistema SARI Enterprise o con altre modalità, può essere effettuato nei limiti del diritto dell’Unione europea e delle norme nazionali che lo prevedono e con il rispetto di adeguate garanzie.

(…)

Il trattamento in argomento costituisce, infatti, un mero ausilio all’agire umano, avente lo scopo di velocizzare l’identificazione, da parte dell’operatore di polizia, di un soggetto ricercato della cui immagine facciale si disponga, ferma restando l’esigenza dell’intervento dell’operatore per verificare l’attendibilità dei risultati prodotti dal sistema automatizzato.

(…)

In ragione delle considerazioni suesposte, il trattamento di dati personali da realizzarsi mediante il sistema SARI Enterprise, secondo i presupposti descritti, non presenta criticità sotto il profilo della protezione dati.

Roma, 26 luglio 2018



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